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-bufalo e locomotiva-

Molto spesso capita che riavvolgendo il nastro della nostra vita, inciampiamo in episodi nei quali non riconosciamo noi stessi; siano essi ricordi piacevoli oppure brutte esperienze.
Mettere a confronto come fotogrammi speculari, pezzi di vita vissuta, ci può aiutare non solo a prenderne coscienza, ma soprattutto, può anche essere l’occasione per esprimere criticamente un giudizio.
Saper utilizzare al meglio le nozioni matematiche non solo come aggregato di numeri e insieme di formule, ma come complemento mentale al leggere e scrivere. In pratica, un saper far di conto (con se stessi), capace di andare oltre i numeri.
Un’occasione da saper cogliere. Condizionale e fattibile, soltanto se nel frattempo è avvenuto un processo maturativo tale da consentirne l’espressione.
Un fenomeno che possiamo leggere in senso 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗮𝗹𝗴𝗶𝗰𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝘁𝗿𝗶𝘀𝘁𝗲, guardandolo con gli occhi di “bufalo bill” di De Gregori quando cita: “𝘢𝘷𝘦𝘷𝘰 𝘱𝘰𝘤𝘩𝘪 𝘢𝘯𝘯𝘪 𝘦 𝘷𝘦𝘯𝘵'𝘢𝘯𝘯𝘪 𝘴𝘦𝘮𝘣𝘳𝘢𝘯 𝘱𝘰𝘤𝘩𝘪, 𝘱𝘰𝘪 𝘵𝘪 𝘷𝘰𝘭𝘵𝘪 𝘢 𝘨𝘶𝘢𝘳𝘥𝘢𝘳𝘭𝘪 𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘭𝘪 𝘵𝘳𝘰𝘷𝘪 𝘱𝘪𝘶̀”, oppure in senso 𝗰𝗿𝗶𝗺𝗶𝗻𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗼 𝗻𝗮𝗿𝗰𝗶𝘀𝗶𝘀𝘁𝗮, se penso a Dorian Gray.
Cesare, uomo dall’animo sensibile e a volte fragile, lui, quello “perduto nella pioggia”, ci offre una possibile lettura terza; né nostalgica, né dissacrante ma ragionata e valorizzante.
Una riflessione che al di là della leggerezza del romanzo dal quale è tratta, consente di andare oltre, lasciando spazio alla nostra immaginazione di potersi dispiegare in una sorta di empowerment sinottico posto sul piano cartesiano della vita, avente in ordinata il processo di crescita e in ascissa, il tempo.
𝗦𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝗶: 𝘴𝘢𝘱𝘦𝘳 𝘧𝘢𝘳 𝘥𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘰

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