“𝘀𝗮𝗹𝘃𝗮𝘁𝗲 𝗹𝗲 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗲 𝗮𝗻𝗶𝗺𝗲”
Chi non si è mai cimentato con le radiocomunicazioni o ha avuto a che fare con i sistemi di emergenza, è possibile che non conosca il significato dell’acronimo SOS: “save our souls” ovvero, “salvate le nostre anime”.
E’ la disperata richiesta di allarme, lanciata da coloro che si trovano in condizioni di estrema precarietà e pericolo di vita affinché, se raccolta da qualcuno, possa esitare in un possibile intervento.
In un mondo che corre veloce e sempre più invecchia, emerge un’altra disperata richiesta di allarme. L’allarme generazionale.
Quello che vede tramandare la saggezza tra le generazioni.
Da un lato l’iper connettività e dall’altro, l’edonismo occidentale (negli ultimi decenni), stanno depauperando tale patrimonio, lasciando sempre più spazio a una forma speciale di qualunquistico individualismo, che ci rende aridi, distanti e poveri.
L’educazione serve a fare argine a tale deriva e la progettualità pedagogica, a ricreare le condizioni per il ritorno ad una comunità educante, capace di valorizzare le competenze intellettuali e manuali, usando a proprio favore la tecnologia.
I Latini avevano ben capito il valore dell’ozio, non certo nella accezione che conosciamo, ma nel suo esatto contrario.
L’ozio, inteso come massima aspirazione cui un cittadino potesse ambire. Un mix equilibrato di gusto artistico ed estetico, esercizio fisico, amore per la conoscenza e riflessione critica sul proprio pensare.
Per questo motivo è necessario lanciare un SOS, in grado di attivare un processo virtuoso fatto di lentezza, vecchiezza e saggezza.
In sintesi: καιρός
sos